Pubblicato il 13 Giugno 2024
Il pinkwashing è una strategia utilizzata in ambito business e non solo per promuoversi come sostenitori dei diritti delle donne al fine di distogliere l'attenzione da pratiche o politiche discutibili. Scopriamo meglio cos’è il pinkwashing e perché bisogna assolutamente evitarlo.
Include campagne di marketing che sfruttano simboli e messaggi collegati al femminismo per migliorare l’immagine pubblica, peccato che spesso sia associato a pratiche scorrette di marketing. Stiamo parlando del pinkwashing marketing.
Se ti stai domandando cos’è il pinkwashing forse sei fortunato, perché non ti ci sei mai imbattuto. O forse no, non lo sei. Perchè semplicemente non sai della sua esistenza e non riesci a identificarlo. E allora eccoci qua a spiegarti non solo qual è il significato di pinkwashing ma anche come riconoscerlo e perché evitarlo assolutamente per il tuo brand.
Pinkwashing: cos’è, com’è nato e come riconoscerlo
Lo abbiamo promesso e in questo paragrafo siamo pronti a raccontarti nel dettaglio cos’è il pinkwashing, come identificarlo e perché è da evitare nelle proprie tattiche commerciali e pubblicitarie.
Il pinkwashing è una strategia di marketing e comunicazione in cui aziende, organizzazioni o governi si presentano come sostenitori dell’empowerment femminile al fine di migliorare la propria immagine pubblica. Solitamente vengono sfruttati simboli, messaggi e iniziative legati al femminismo per apparire più… Belli! Sì, più progressisti e inclusivi.
Spesso, tale dinamica, avviene con un unico intento: distogliere l’attenzione da pratiche o politiche discutibili.
Come riconoscerlo? Riconoscere il pinkwashing può essere complesso, ma ci sono alcuni segnali d’allarme non indifferenti da poter notare:
- Superficialità;
- Contraddizioni;
- Assenza di sostegno sostanziale;
- Opportunismo.
Le iniziative di pinkwashing spesso coincidono con eventi o mesi significativi per la comunità femminile, per massimizzare l’attenzione mediatica. Purtroppo, però, sono spesso superficiali e limitate a campagne di marketing o eventi specifici, senza un impegno concreto o duraturo. L’ente che promuove il pinkwashing può avere una storia di pratiche discriminatorie o di violazione dei diritti umani in altre aree.
A questo punto è chiaro il perché il pinkwashing deve essere evitato nel marketing. Ma vogliamo andare più a fondo e spiegarti perché devi proprio starne alla larga.
Pinkwashing: perché evitarlo
Se vuoi che il tuo business appaia agli occhi del pubblico genuino e cruciale, hai un buon motivo per evitare le iniziative di pinkwashing. Esse, infatti, minano la fiducia del pubblico quando emergono come meri strumenti di marketing online.
Il pinkwashing può ridurre l’importanza delle lotte genuine della comunità femminista, trasformando questioni di diritti umani in semplici opportunità di branding.
Le aziende e organizzazioni che vengono scoperte a praticare il pinkwashing possono subire danni alla reputazione online e offline, perdendo la fiducia e il rispetto di consumatori e attivisti.
Pessima mossa, non credi? Distogliendo l’attenzione dai veri problemi, il pinkwashing può impedire il progresso reale e necessario nei diritti e nelle condizioni di vita delle donne. Riconoscerlo ed evitarlo è essenziale per sostenere genuinamente tutte quelle persone che credono veramente nell’empowerement femminile e che agiscono quotidianamente per promuovere una società più equa e inclusiva.
Pinkwashing: esempi e casi studio
Molte grandi aziende, come ad esempio fast fashion o catene di supermercati, lanciano campagne di marketing colorate di rosa durante eventi rivolti al pubblico femminile, come ad esempio durante il mese della prevenzione del cancro al seno, la Festa della Donna o altre iniziative dedicate alla salute e al benessere delle donne. Queste iniziative spesso includono la vendita di prodotti a tema, con poche donazioni (a volte nulle) a organizzazioni che supportano i diritti delle donne.
Il pinkwashing non manca anche in ambito politico. Infatti non possiamo non accennare a tutte quelle volte in cui, un politico in corsa per la rielezione come sindaco, lancia campagne “Pro-Donna” per attirare il voto femminile. Qui, slogan accattivanti si alternano a promesse vuote, spesso senza reali interventi concreti per migliorare le condizioni delle donne.
Questi esempi evidenziano come il pinkwashing possa distogliere l’attenzione dai veri problemi e dal reale impegno necessario per sostenere la comunità femminile. Utilizzando simboli e messaggi femministi senza un sostegno concreto, le entità coinvolte rischiano di banalizzare le lotte della comunità e perdere credibilità agli occhi del pubblico.
Evitare il pinkwashing richiede un impegno autentico e continuativo verso l’inclusività e la giustizia sociale, andando oltre le campagne di marketing superficiali e mettendo in atto cambiamenti significativi all’interno delle politiche aziendali e governative. Se necessiti di supporto per attuare una tattica di marketing leale e rispettosa delle donne, contattaci. Italiaonline, con il suo staff di esperti in gestione dei social media e pubblicità online, sarà lieta di aiutarti.