Pubblicato il 10 Novembre 2021
Le tue e-mail aziendali hanno successo? Le newsletter stanno producendo risultati? Ecco come capire se le tue azioni di direct marketing sono efficaci
L’e-mail marketing permette alle aziende e ai professionisti di raggiungere obiettivi diversi: da una parte, aiuta a fidelizzare i clienti, quindi li fa tornare nel punto vendita o nell’e-commerce, dall’altra, può essere un utile aggancio per trovare nuovi consumatori da conquistare.
Purtroppo, molte realtà usano l’e-mail – e in generale il direct marketing – senza monitorare le prestazioni. Ciò non permette di capire se una campagna è realmente efficace o c’è qualcosa da modificare e migliorare. Ma come si può comprendere se un’e-mail aziendale ha centrato il bersaglio? Come valutare l’efficacia di una newsletter? Per rispondere a queste domande bisogna affidarsi ai KPI (Key Performance Indicator), ovvero gli indicatori di performance. Ecco quali sono quelli per studiare e-mail, newsletter e azioni di direct marketing in generale.
- Delivery Rate: indicatore che misura l'arrivo a destinazione
- Open Rate: quante persone aprono l'e-mail
- CTR: cos'è il click-through rate
Delivery Rate: indicatore che misura l’arrivo a destinazione
La prima domanda a cui rispondere quando inviamo un messaggio diretto ad un cliente o contatto è “la comunicazione è arrivata a destinazione?” Si tratta di un quesito fondamentale, perchè se il messaggio neanche arriva, allora diventa completamente inutile inviarlo. Se il Delivery Rate è alto allora significa che gli indirizzi e-mail o numeri telefonici a disposizione sono attivi, hanno accolto la comunicazione. Si tratta di contatti utili, perchè rintracciabili. Se il Delivery Rate è basso, invece, probabilmente la mailing list è vecchia oppure l’indirizzo e-mail ha qualche errore e bisogna aggiornarla anche per non sfasare tutte le statistiche.
Per esempio, occorre eliminare le e-mail che risultano inesistenti o scorrette. Se si è in contatto con il proprietario dell’e-mail si può fare una telefonata o inviare un messaggio per richiedere l’aggiornamento dell’e-mail per l’invio di informazioni o messaggi promozionali. Bisogna sempre informare adeguatamente il destinatario e avere il consenso per l’invio di qualsiasi messaggio. Il rischio è di ledere la sua privacy e magari finire anche nella cartella dello Spam.
Quando si parla di Delivery Rate si fa riferimento anche a un altro valore, il Bounce Rate, che si traduce come “Frequenza di rimbalzo”. Solitamente questa espressione viene usata per indicare un utente che accede a una pagina web e che la abbandona dopo pochi secondi. Ma può essere utilizzato anche per indicare un’e-mail che non arriva a destinazione, e che quindi “rimbalza” perchè non riesce a raggiungere la casella di posta.
A tal proposito, si parla di hard bounce quando un’email va a vuoto perchè non esiste l’indirizzo, quindi non c’è soluzione; si parla di soft bounce quando la causa è meno importante, per esempio l’indirizzo esiste ma la casella è piena.
Open Rate: quante persone aprono l’e-mail
Dopo che il messaggio riesce a raggiungere la casella di posta e diventa visibile nella Posta in arrivo, deve superare un’altra sfida: essere aperto dal destinatario. A tal proposito si parla di Open Rate, ovvero il tasso di apertura dell’e-mail. Se la percentuale è bassa bisogna correre subito ai ripari. Probabilmente si è commesso qualche errore, come:
- si è acquisito l’indirizzo e-mail senza reale consenso o consapevolezza da parte del contatto
- l’oggetto dell’email è poco accattivante, non stimola all’apertura del messaggio
- si manda un messaggio “a freddo” senza inviare precedentemente un’email di Benvenuto
- si stanno mandando troppe e-mail e il lettore è stanco di riceverle e aprile
Quando si invia una newsletter o si invia una e-mail commerciale bisogna tenere conto di questi e altri importanti aspetti in modo che il lettore sappia bene da chi riceve il messaggio e possa sentirsi poi incuriosito dall’oggetto. Occorre anche valutare attentamente quante newsletter inviare mensilmente in modo da non saturare l’attenzione (e la pazienza) del destinatario e magari aumentare addirittura il tasso di disiscrizioni.
CTR: cos’è il click-through rate
Il terzo KPI da tenere il considerazione è il cosiddetto CTR o Click-Through Rate, ovvero il tasso dei click sull’e-mail. Si tratta di un indicatore cruciale per chi fa marketing perchè esprime qual è il livello di interazione generato dal messaggio. Per esempio, quante persone cliccano sul link o, ancora meglio, sulla Call To Action inserita nell’email.
Un valore ancora più importante è il Conversion Rate, ovvero il tasso di conversione e indica quante persone hanno risposto all’invito del mittente. Per esempio, si può calcolare quando dentro un’e-mail si inserisce un menù da scaricare, quando si chiede di sottoscrivere un servizio o di partecipare a un evento. Per calcolarlo in modo esatto, è importante che all’interno del messaggio ci sia un invito, una CTA, con un intento ben chiaro per il lettore.
Spesso non è possibile determinare in modo diretto se un’email ha generato una conversione e in questo caso di parla di KPI off-mail, ovvero indicatori che agiscono fuori dall’e-mail. Per rilevare queste statistiche bisogna affidarsi a un altro importante strumento: Google Analytics, che collegato al sito permette anche di capire se traffico e conversioni arrivano dall’e-mail.
Tutti questi parametri, incrociati tra loro, aiutano un marketer, un’azienda o un professionista a comprendere se le e-mail stanno avendo successo. Vuoi creare anche tu una campagna usando il Direct Marketing, quindi le e-mail, gli SMS e altri messaggi diretti? Affidati agli esperti di Italiaonline, siamo pronti a supportare il tuo business!