Pubblicato il 13 Settembre 2024
Il deinfluencing è un atto con il quale si mira a scoraggiare l'acquisto di prodotti o servizi, attraverso recensioni negative, confronti con alternative più economiche e altre azioni. Tra contenuti online e comportamenti degli utenti, scopriamo come nasce il deinfluencing trend e perché.
Il deinfluencing è un po’ il contrario dell’influencing tradizionale, dove gli influencer promuovono prodotti per farli acquistare ai loro follower.
Il deinfluencing trend, infatti, è un fenomeno che si sviluppa principalmente all’interno dei social media e si configura come una reazione o un contro-movimento rispetto alla tradizionale attività svolta dagli influencer per promuovere prodotti, servizi o stili di vita.
In poche parole, il deinfluencing si manifesta quando i creatori di contenuti incoraggiano i propri follower a non acquistare determinati prodotti, criticandoli o sconsigliandoli.
Origini e motivazioni del deinfluencing
Il concetto di deinfluencing nasce in risposta a diverse tendenze: saturazione dei contenuti sponsorizzati, consumo eccessivo e una sempre maggiore richiesta di autenticità e trasparenza.
Per capirci meglio, gli influencer tradizionali promuovono una grande quantità di prodotti e spesso perdono credibilità, perché il pubblico inizia a percepire queste promozioni come meno autentiche e più guidate dal guadagno economico.
Di riflesso, il sovraccarico di foto e video pubblicitari, porta a un fenomeno di iperconsumo, in cui le persone comprano prodotti di cui non hanno realmente bisogno, influenzate dal potere persuasivo degli influencer.
Non dimentichiamoci che con la crescita dell’importanza dell’autenticità e della trasparenza nel mondo dei social media, molti utenti iniziano a cercare creatori di contenuti che abbiano un approccio più sincero e critico verso il consumismo. Questo ha portato alcuni influencer a cambiare rotta e ad adottare pratiche più consapevoli, avvicinandosi al deinfluencing trend.
Perché il deinfluencing è importante nel marketing?
Sia per i consumatori che per le aziende, il deinfluencing è diventato estremamente importante. Prima di tutto le recensioni negative e i confronti sfavorevoli possono danneggiare la reputazione di un marchio, soprattutto se diventano virali sui social media. L’azienda, in automatico, viene spinta ad essere più trasparente riguardo ai propri e alle pratiche di marketing.
I brand possono sfruttare il deinfluencing per rafforzare la propria immagine di autenticità e sostenibilità, ad esempio collaborando con deinfluencer per creare contenuti più autentici e meno promozionali.
Per quanto riguarda i consumatori, ovviamente, il deinfluencing offre gli strumenti per prendere decisioni d’acquisto più consapevoli e personalizzate. Si creano così comunità online basate sulla condivisione di esperienze e consigli, rafforzando il senso di appartenenza. In questo modo, il deinfluencing può aiutare a contrastare la pressione sociale a comprare sempre di più.
Non sarà strano notare, oggigiorno, che le piattaforme come TikTok e Instagram hanno amplificato il fenomeno del deinfluencing, offrendo agli utenti uno spazio per condividere le proprie opinioni e influenzare gli altri.
Ciò premesso, è bene sottolineare che il deinfluencing non è necessariamente in contrasto con l’influencing tradizionale. I due fenomeni possono coesistere, offrendo ai consumatori una gamma più ampia di prospettive.
Le regole del deinfluencing
Il deinfluencing, come ogni fenomeno online, ha sviluppato una sorta di “codice non scritto” che ne definisce le dinamiche e le aspettative. Immaginatevi un parlar male generale, diffuso in rete, non disciplinato e lasciato allo sbaraglio. Sarebbe forse possibile?
Ecco alcune delle “regole” implicite che caratterizzano questo movimento:
- Onestà brutale: i deinfluencer sono incoraggiati a condividere opinioni sincere e non filtrate sui prodotti, anche se negative;
- Nessuna sponsorizzazione occulta: la trasparenza è fondamentale. Se un prodotto è stato ricevuto gratuitamente o se c’è un rapporto con il marchio, deve essere dichiarato apertamente;
- Esperienza personale: le recensioni devono basarsi su un’esperienza reale e non su informazioni di seconda mano;
- Minimalismo: il deinfluencing promuove uno stile di vita più minimalista, incoraggiando i follower a ridurre i consumi inutili;
- Sostenibilità: si mettono in evidenza alternative più ecologiche e durature, invitando a riflettere sull’impatto ambientale dei propri acquisti;
- Riutilizzo e riparazione: si valorizza il riutilizzo e la riparazione degli oggetti, riducendo così la produzione di rifiuti.
All’interno dei contenuti social a base di deinfluencing, si incoraggia un dialogo aperto e costruttivo con i follower, creando una comunità basata sulla condivisione di esperienze e consigli. Si comprende che non tutti possono permettersi di fare scelte di consumo completamente sostenibili, e si offre supporto e comprensione. Si evita, inoltre, di creare una competizione basata sui beni materiali, promuovendo invece valori come l’autostima e l’accettazione di sé.
Se sei interessato al deinfluecing, sappi anche che questa pratica evita di manipolare le emozioni dei follower per indurli all’acquisto o alla rinuncia a un prodotto. Al contrario, il comportamento risulterebbe scorretto e privo di etica.
Il deinfluencing si basa su principi di autenticità, sostenibilità, comunità e correttezza morale. È un movimento che invita a riflettere sul nostro rapporto con il consumo e a fare scelte più consapevoli e responsabili.
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