Pubblicato il 18 Giugno 2021
I consumatori apprezzano e scelgono i brand inclusivi, che parlano a un pubblico vasto e tengono conto delle diversità
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In un clima mondiale sempre più attento ai diritti e alle persone, le aziende sono chiamate a creare contenuti inclusivi. Testi, immagini e video devono essere scelti e prodotti con attenzione, in modo da contribuire alla costruzione di un mondo più equo. Inoltre, i contenuti inclusivi permettono ad un brand di ampliare il pubblico di riferimento, perchè parlano davvero a tutti. Quali sono le parole e i metodi per usare un linguaggio inclusivo? Iniziamo a col definire questo tipo di contenuti.
- Cosa sono i contenuti inclusivi
- Perchè è importante creare contenuti inclusivi
- Come usare il linguaggio inclusivo in azienda: alcune proposte
Cosa sono i contenuti inclusivi
Quando si parla di contenuti inclusivi si fa riferimento a una serie di prodotti che tengono conto della diversità di cui è costituita l’umanità. Questi contenuti sono pensati per permettere a tutti di riconoscersi, identificarsi e sentirsi presi in causa. Sono accessibili perchè ideati anche per le minoranze.
Il significato di accessibilità lo troviamo nell’articolo 2 della Legge 4/2004: “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.”
Il fatto che un’azienda decida di adottare un linguaggio di questo tipo è un forte segnale, significa che vuole partecipare al cambiamento in atto. Da ciò ne deriva che creare contenuti di questo tipo porta enormi vantaggi, sia al brand che al pubblico.
Perchè è importante creare contenuti inclusivi
Secondo l’indagine Diversity Brand Index condotta dall’associazione Diversity nel 2019, i contenuti inclusivi possono migliorare la reputazione delle aziende, generano fiducia nel marcio e contribuiscono a creare il cosiddetto brand equity e un passaparola positivo. Di conseguenza, i consumatori sono più disposti ad acquistare verso brand considerati etici. Naturalmente, le scelte di inclusione non si limitano al linguaggio, ma abbracciano l’intera attività aziendale.
Lo studio fa riferimento a un campione costituito da 1035 persone che hanno espresso la loro opinione su circa 450 brand, analizzati in base a sette parametri: genere e identità di genere, età, orientamento sessuale e affettivo, disabilità, religione, stato economico-sociale ed etnia. Il risultato della ricerca è che il 51% dei consumatori sceglie marchi inclusivi, che a loro volta generano una maggiore percentuale di passaparola positivo rispetto a brand non inclusivi. I consumatori sono disposti a dare più fiducia alle aziende etiche e le consigliano alla propria cerchia di contatti, parlano delle loro azioni e creano quindi una discussione, non solo attorno al tema (come la scelta di usare un asterisco o di inserire persone di diversa etnia nella pubblicità) ma anche a favore del brand.
Come usare il linguaggio inclusivo in azienda: alcune proposte
Innanzitutto, le aziende che decidono di adottare questa filosofia e cultura devono coinvolgere i dipendenti e spiegare le motivazioni che hanno portato a questa scelta. Senza un coinvolgimento di tutti coloro che lavorano o collaborano con un’azienda il risultato può essere estraniante e controproducente. Si tratta, infatti, di una decisione di forte impatto, che riguarda tutti, sia chi è fuori che chi è dentro il brand. Dopo aver fatto questo passo, occorre scegliere quali azioni inclusive attuare e creare un vero e proprio piano strategico.
Per quanto riguarda il linguaggio inclusivo, ci sono diverse proposte per rendere più flessibile la lingua italiana (ma che riguardano tutto il mondo):
- Lo schwa (“ə”), simbolo appartenente all’alfabeto fonetico internazionale (AFI). Schwa deriva dal tedesco, che a sua volta si lega a una antica parola ebraica “shav”, che significa “niente”. Si tratta di un’alternativa che inizia a essere apprezzata anche dalle aziende, per diversi vantaggi: si può pronunciare e si adatta a ogni genere. Allo stesso tempo, però, ha degli svantaggi: è un suono molto diverso dalla lingua italiana, che quindi può infastidire, risultare alieno e incomprensibile (per questo motivo è importante che i dipendenti siano coinvolti nel processo). Non si trova nelle tastiere del pc ed è considerato abilista, quindi anziani ma anche persone con problemi di lettura possono avere dei problemi a usarlo.
- L’asterisco viene usato per sostituire la lettera finale delle parole maschili e femminili, in modo da renderle più inclusive. Si tratta di una soluzione facile da adottare e non si pronuncia, nel senso che la parola viene spezzata alla fine. Si tratta di una soluzione quando abbiamo a che fare con testi di sola lettura, ma è problematica quando, invece, si deve gestire una ricerca vocale.
Insomma, sicuramente siamo davanti a un periodo di continua ricerca e cambiamento e non è detto che queste o altre alternative entrino nel nostro linguaggio e quindi anche in quello delle aziende. Ma una cosa è certa: i brand devono sempre più tenere conto delle diversità che caratterizzano il mondo per parlare con un pubblico più vasto e ottenere i vantaggi appena descritti.
Un modo per introdurlo può essere quello di raccontare la decisione ai propri clienti e fare un vero e proprio storytelling sul perchè si è giunti a tale scelta, coinvolgendo il pubblico. Un buon canale per creare questo tipo di dialogo sono sicuramente i social network. Vuoi creare la tua strategia sui social? Italiaonline ha pensato a uno strumento completo e semplice da usare per tutte le aziende!