Pubblicato il 25 Giugno 2024
La partita IVA per vendere online, in Italia, è essenziale se si vuole operare nella legalità. Scopriamo come aprirla, quali aspetti considerare e quali sono i costi previsti.
Scarica la guida su come aprire un ecommerce e gestirlo in modo efficace
Quando decidi di aprire un e-commerce decidi, a tutti gli effetti, di intraprendere un’attività commerciale. Soggetta agli obblighi della vendita al dettaglio, la vendita online non può essere svolta come prestazione occasionale. Richiede invece l’apertura della partita IVA, anche se il volume d’affari è basso e non si effettua un’attività di stoccaggio merci.
Ma se aprire un e-commerce senza partita IVA è impossibile, qual è il regime da scegliere? E a quali tasse si va incontro aprendo una partita IVA per ecommerce? Se vendere online con partita IVA è il tuo obiettivo, continua a leggere!
Partita IVA per e-commerce, le diverse tipologie
L’ordinamento italiano prevede tre diversi regimi fiscali per chi intende aprire una partita IVA:
- Il regime ordinario, consigliato alle SRL e alle SPA, ma anche ai professionisti e alle imprese che superano i 400.000 € per le società di servizi e i 700.000 € per tutte le altre attività;
- Il regime semplificato, che può essere adottato dalle imprese che si mantengono sotto i 400.000 e i 700.000 €, ed esonera dall’obbligo di redigere il bilancio e di tenere scritture contabili;
- Il regime forfettario, perfetto per chi si lancia in una nuova attività: il limite di fatturato è di 65.000 € l’anno, non si applica l’IVA e la tassazione è agevolata, ma non vi è la possibilità di scaricare alcunché.
Per scegliere quale tipologia di partita IVA per e-commerce aprire devi dunque considerare il volume d’affari che ti aspetti, ma anche le tue esigenze (su tutte, la necessità di scaricare spese).
Come aprire una partita IVA per e-commerce
La partita IVA deve essere aperta entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. La prima cosa da fare è scegliere il codice ATECO e dunque il codice identificativo del proprio business: nel caso degli e-commerce è 47.91.10, per il dropshipping è 73.11.02.
Ecco quindi che esistono più partite IVA per vendita online. Qual’è la differenza? In un e-commerce, il titolare vende i suoi prodotti attraverso un sito web di proprietà oppure attraverso marketplace e/o piattaforme virtuali (es. Etsy, Amazon, eBay).
Il dropshipping, invece, non prevede alcun costo d’acquisto o stoccaggio: il titolare dell’attività compra prodotti messi a disposizione da grandi siti e li rivende, facendoli recapitare direttamente a casa dell’acquirente e guadagnando sulla vendita una percentuale predefinita (tipicamente, chi fa dropshipping si appoggia ad Ali Express).
Dopo aver individuato il codice ATECO di riferimento, dovrai decidere a quale regime fiscale aderire:
- Scegliendo il regime ordinario, sarai soggetto ad una tassazione variabile a seconda del tuo fatturato (23 – 43%) ma potrai scaricare tutte le spese legate alla tua attività;
- Scegliendo il regime forfettario, pagherai per i primi cinque anni il 5% di IRPEF e – dal sesto anno in poi – il 15%.
Contestualmente all’apertura della partita IVA, dovrai iscriverti alla sezione commercianti del Registro delle Imprese presente nella Camera di Commercio di competenza. Non solo: dovrai anche presentare la SCIA (Segnalazione Certificata d’Inizio Attività) presso il SUAP del tuo Comune. A quel punto, senza dover attendere alcuna comunicazione, potrai iniziare a vendere online.
E per quanto riguarda i costi di gestione partita IVA per ecommerce? Ovviamente, i costi di gestione partita IVA, variano in base al tariffario del professionista scelto, a prescindere che si tratti di un tributarista, di un commercialista o qualsiasi altro esperto specializzato in contabilità.
Ora che abbiamo visto come aprire una partita IVA per ecommerce e quali sono i costi connessi, passiamo a vedere i vantaggi del regime forfettario.
Partita IVA per negozio online: i vantaggi del regime forfettario
I vantaggi del regime forfettario sono principalmente due. Innanzitutto, tale regime prevede il cosiddetto “coefficiente di redditività”: chi ha un e-commerce deve calcolare le tasse da pagare sul 40% del fatturato, mentre il 60% viene considerato costo di default.
Inoltre, non applicando l’IVA, consente di vendere all’utente finale a prezzi più vantaggiosi.
Tuttavia, è necessario avere un fatturato inferiore ai 65.000 € annui e, se si lavora anche come dipendenti, il proprio reddito non può superare i 30.000 €.
Come funzionano le vendite all’estero?
Una volta in possesso di tutti i requisiti necessari ad aprire e a gestire un e-commerce, devi pensare a come strutturarlo.
Ad esempio, vuoi che i tuoi prodotti possano essere acquistati solamente dall’Italia o anche all’estero? In questo secondo caso devi sapere che, se superi i 10.000 € annui di vendite in Paesi dell’Unione Europea, anche col regime forfettario devi applicare alla singola vendita l’IVA del Paese di destinazione. Inoltre devi registrarti al regime OSS UE per dichiarare e versare l’IVA sulle vendite a distanza di beni.
Vendere in paesi al di fuori dell’Unione Europea può essere un po’ più complicato: è necessario controllare che le merci proposte non siano proibite nel paese di destinazione, compilare appositi moduli doganali e dotarti di codice EORI e HS code.
Anche la fatturazione cambia, a seconda dei mercati in cui si intende vendere. Per aprire una partita IVA per e-commerce, per scegliere il regime fiscale più adatto e per capire come gestire la propria fatturazione, la consulenza di un commercialista esperto in vendite online è fondamentale.
Aprire partita IVA per ecommerce è invece altamente sconsigliato a seguito di tutti i cavilli burocratici elencati in precedenza.
Se invece sei alla ricerca di un esperto per la gestione della tua presenza in rete, contattaci. Italiaonline sarà in grado di dare alla tua partita IVA per vendita online la giusta identity brand e la giusta visibilità sul web.