Pubblicato il 07 Giugno 2021
Pubblicità programmatica: quanto ne sai? Scopri tutte le novità da tenere in mente in questo articolo del blog di Italiaonline, e impara a sfruttarle per la tua PMI.
Per Programmatic Advertising (pubblicità programmata) si intende il processo automatico di acquisto e vendita di spazi pubblicitari digitali. Prima della pubblicità programmatica, l’ordine, l’impostazione e il reporting sugli annunci dovevano essere eseguiti manualmente. Ora tutto è semplificato, ed è anche più efficace e più efficiente: le aziende possono accedere ad ogni canale e ad ogni formato, grazie a piattaforme di programmazione che vantano un proprio database di annunci.
Che cos’è la Programmatic Advertising
Si tratta di uno strumento (o meglio, di un modo di fare pubblicità) dal successo crescente. Nel 2020, negli Stati Uniti l’85% degli annunci digitali sono stati gestiti da piattaforme programmatiche. E l’Europa sta seguendo quel trend, con una percentuale che si attesta attualmente attorno al 70%.
Del resto, la Programmatic Advertising offre un’alternativa veloce ed efficiente alla pubblicità digitale manuale. Gli editori e gli inserzionisti erano spesso alle prese con la gestione dello spazio pubblicitario, e la negoziazione manuale della vendita e dell’acquisto degli annunci richiede(va) molto tempo. La pubblicità programmatica aiuta invece a mettere in contatto i publisher – ovvero coloro che hanno siti web con spazio pubblicitario da vendere – con gli inserzionisti, che desiderano acquistare quello spazio pubblicitario per promuovere il proprio marchio. Scopriamo dunque insieme tutte le novità sul tema.
Le novità del Programmatic Advertising
Tra le novità della Programmatic Advertising, una delle più forti riguarda gli OTT (Over-The-Top), servizi video in streaming che gli utenti possono vedere (anche) in TV senza abbonamenti satellitari. I più noti? Netflix, Amazon Prime, Disney+, Now Tv, Infinity, Rai Play, Mediaset Play. Accanto agli OTT ci sono le CTV, televisori smart che si collegano ad Internet. Ecco dunque che, tutto questo, diventa un interessante potenziale per la Programmatic Advertising: trasmettere spot qui significa sfruttare la combinazione vincente audio + video, e catturare l’attenzione dell’utente che generalmente guarda la pubblicità senza fastidio prima di accedere al contenuto scelto.
Altre novità riguardano la targetizzazione e il contenuto degli annunci sul web. Il marketing digitale è sempre più mirato, e sono sempre di più le aziende e le attività che mirano a diffondere i loro annunci in località specifiche. Una strategia, questa, che funziona molto bene per chi ha punti vendita fisici. La pubblicità programmata si basa sugli indirizzi IP degli utenti, ed ecco che si presta bene a tale scopo.
Grazie al sempre maggior successo di YouTube e di Pinterest, inoltre, le ricerche visive hanno guadagnato popolarità. E, a regolarle, sono potenti algoritmi che mostrano all’utente contenuti visivi potenzialmente interessanti per lui. YouTube, poi, ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni e durante la pandemia ancor di più. Motivo per cui, la Programmatic Advertising, ha tra le sue tendenze più forti proprio gli annunci video.
Non solo Internet
Se una volta la pubblicità programmatica si basava essenzialmente su Internet, oggi le cose sono cambiate. Al di là di OTT e CTV, ci sono altri strumenti a cui guarda con interesse. E, in cima alla lista, vi sono il DOOH (Digital out of Home) e il podcast.
Il DOOH, definibile come una pubblicità digitale esterna, racchiude tutte le modalità di fare advertising fuori dalle case degli utenti. Non si parla solamente di cartelloni pubblicitari (OOOH) ma dei sempre più diffusi schermi LED e LCD, delle videoproiezioni e degli ologrammi. Basti pensare che il DOOH è cresciuto del +460% dal 2014 al 2017, con un ulteriore +65% nel 2020. Il podcast, invece, complice l’esplosione degli ultimi tempi, è diventato uno tra i principali mezzi pubblicitari: è possibile oggi costruire spot audio, letti dallo stesso autore del podcast, che vengono percepiti come meno invasivi.
Infine, un aspetto da tenere in considerazione per la Programmatic Advertising sono le limitazioni introdotte dai principali browser. Da Safari a Google Chrome, le limitazioni poste ai cookie hanno ridotto a loro volta il principale strumento su cui la pubblicità programmatica si basava. I programmatori hanno dunque messo a punto identity solutions e modalità di targetizzazione basate sulle preferenze che l’utente manifesta coi suoi stessi comportamenti sul web. In questo modo, mostrargli contenuti che davvero potrebbero interessargli diventa più semplice.