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Media buying: cos’è, a che serve e come farlo

Pubblicato il 14 Giugno 2024

Il media buying consiste nell'acquisto di spazi pubblicitari, sia online che offline, su canali come televisione, radio, stampa, digitale e social media, con il fine di massimizzare la visibilità di un brand. Scopriamo insieme come avviene la vendita di spazi pubblicitari.

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Col termine media buying si intende l’acquisto di spazi pubblicitari su piattaforme digitali e su supporti analogici: siti web, YouTube, radio, giornali, TV e cinema.

Il media buyer, dunque, è il responsabile della definizione delle campagne pubblicitarie di un brand, della gestione del budget, della negoziazione con gli editori, e dell’ottimizzazione degli annunci per il maggior ritorno possibile.

Oggi come oggi, il media buying avviene secondo due metodologie: tramite acquisto diretto e tramite programmatic buying. Nel primo caso, editore e inserzionista si mettono d’accordo, nel secondo caso invece, viene utilizzato un processo automatizzato di acquisto e vendita di spazi pubblicitari che mira a mostrare all’utente annunci a cui potrebbe essere interessato.

Se sei interessato a capire meglio cos’è il media buying, continua a leggere nei prossimi paragrafi.

Media Buying o Media Planning?

Sebbene molto spesso vengano confusi, media buying e media planning sono due cose diverse. Il primo è volto ad ottenere il maggior numero di impression, raggiungendo il giusto pubblico, il secondo si concentra sulla strategia alla base della campagna pubblicitaria.

Durante la fase di pianificazione, si decidono i media più efficaci per il raggiungimento del pubblico di interesse. Una volta completata la pianificazione dei media, segue dunque l’acquisto degli spazi pubblicitari.

Digital media buying: tecnica del programmatic buying

Il programmatic buying, o programmatic advertising, si basa sull’automazione del processo di vendita e acquisto di spazi pubblicitari. Non c’è più, dunque, la fase di trattativa tradizionale tra l’inserzionista e l’editore: tutto è più veloce e anche più funzionale.

Il programmatic buying si basa su tre componenti:

  • Le Data Management Platform (DMP), piattaforme che raccolgono i dati di cui publisher e advertiser hanno bisogno per ottimizzare le modalità di vendita e di acquisto delle pubblicità (parliamo dunque di quei dati che descrivono il comportamento dei consumatori);
  • Le Demand-Side Platform (DSP), piattaforme che le aziende utilizzano per acquistare spazi pubblicitari in modo automatizzato: fanno dunque le loro offerte, e raggiungono il target a cui sono interessate tramite DSP;
  • Le Supply-Side Platform (SSP), piattaforme volte a posizionare le offerte sui media, in base allo spazio disponibile e ad un’analisi dei media stessi.

Che si opti per il media buying tradizionale, o per il programmatic buying, il media buyer dovrà occuparsi di:

  • Pianificare le campagne pubblicitarie;
  • Negoziare le condizioni per l’acquisto di spazi pubblicitari;
  • Prenotare gli spazi pubblicitari;
  • Verificare la correttezza delle pubblicità uscite;
  • Controllare le performance delle campagne.

Tutti i passaggi per fare media buying

Prima di lanciare una campagna pubblicitaria, è necessario porsi alcune domande. Innanzitutto, qual è l’obiettivo della campagna? Vogliamo ottenere più traffico sul sito, una maggiore diffusione del marchio, la creazione di una community? Rispondendo a tali quesiti, sarà più facile scegliere il mezzo giusto e costruire annunci pubblicitari efficaci.

Una volta definiti obiettivi e mezzi, si passa all’ideazione della campagna. Se si utilizzano piattaforme DSP, si vanno ad inserire i dettagli della campagna (la tipologia, la creatività, il budget, il pubblico di destinazione), si dà l’avvio e si attendono i risultati. Se invece si utilizza una strategia di tipo tradizionale, il grafico / il social media manager / l’esperto di Google AdWords costruirà fisicamente la campagna (in caso di inserzioni su carta stampa, radio, TV e banner il processo avverrà secondo le direttive dell’editore).

Quando la campagna è stata lanciata, non resta che monitorare i risultati per vedere il riscontro che ha dato. Ovviamente, in caso di pubblicità sul web, è tutto più semplice: si ottengono statistiche in merito alle visualizzazioni, i commenti, le condivisioni, e si riesce a tracciare il numero di visite al sito o di risposte alla call to action lanciata. Più complicato è verificare se una pubblicità in radio, in TV o sul giornale ha funzionato (a meno che non sia collegata a codici sconto).

Le migliori piattaforme digitali di Media Buying

Quali piattaforme usare per fare media buying? Display & Video 360 è una tra le soluzioni più gettonate, in quanto si integra alla perfezione con Google Analytics e con altri prodotti Google. Strumento di gestione delle campagne end-to-end per le aziende, consente di costruire piani media, di prevedere la copertura sulla base del proprio budget e del proprio pubblico, di godere di strategie d’offerta automatiche e di monitorare l’andamento di ogni campagna.

Un’alternativa, utile soprattutto per le grandi realtà, è The Trade Desk (che, nel suo inventario pubblicitario, ha editori del calibro di Spotify e Wall Street Journal). Il suo punto di forza? L’intelligenza artificiale Koa, che utilizza i dati di oltre 600 miliardi di query giornaliere per determinare il modo più intelligente ed economico per gestire una campagna digitale.

Per chi mira a raggiungere gli utenti di app mobile, la migliore piattaforma è infine AdColony, che offre diversi formati video e posizionamenti (schermo intero, interattivo, banner, interstitial). Nel caso in cui tu voglia integrare tattiche di questo tipo all’interno delle tue strategie commerciali e pubblicitarie, rivolgiti esclusivamente ad esperti di vendita spazi pubblicitari online e fuori casa. Hai del budget da investire? Italiaonline è a tua completa disposizione per aiutarti a studiare la strategia pubblicitaria più adatta al tuo business.

Cosa fa un media buyer?

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