Il gruppo avrà il 60% del mercato, con 18 milioni di visitatori unici. Converti: con l’integrazione puntiamo alla
crescita Il nodo del debito Il gruppo è stato valorizzato a 88 milioni, ma parte dell’enterprise value sarà
coperto dal debito.
MILANO – È stata una delle cessione più sofferte di Telecom. Ma dopo mesi di trattative ieri si è chiuso il dossier Matrix: la società che controlla Virgilio, lo storico portale italiano famoso per lo spot «il bello di Internet», andrà a Libero, gruppo che si sta specializzando nel cloud computing sotto la guida di Antonio Converti, uno dei primi frequentatori italiani della Silicon Valley al tempo della Olivetti, di Elserino Piol e in
seguito dei fondi Kiwi. Il portale Libero che di recente è entrato con un investimento strategico nella società
californiana Joyent è ora di Naguib Sawiris (Weather) che silenziosamente se lo era portato via uscendo da
Wind. Ora, se nulla osterà dal punto di vista delle authorities Antitrust e AgCom, dalla somma delle due
società nascerà quello che dal punto di vista dell’audience (il termine tecnico per il web è market reach) si
presenta come il terzo polo digitale sul mercato italiano, dopo Google e Facebook. Libero-Virgilio avrà oltre il
60% di market reach, corrispondente a 18 milioni di visitatori unici mensili (proiezione basata su dati Audiweb
View di giugno 2012), oltre 3,5 miliardi di pagine viste mese e 14 milioni di email account attivi.
L’enterprise value sulla base del quale l’operazione verrà finalizzata è di 88 milioni. Difficile dare un giudizio.
Le richieste iniziali di Telecom si muovevano tra i 120 e i 200 milioni, in linea in effetti con i benchmark
internazionali del settore che ballano tra le 2 e le 3 volte il fatturato. Ma Matrix ha chiuso il bilancio con una
perdita non secondaria e sebbene avesse ancora delle sacche di eccellenza e fosse guidato da uno dei
massimi esperti in Italia del settore, Cesare Sironi (che rimane vicepresident per l’innovazione di Telecom)
scontava un prezzo di carico molto alto svalutato nel bilancio del gruppo fino agli attuali 30 milioni
complessivi. Parte del pagamento avverrà in cash mentre un’altra parte sarà rappresentata dal debito anche
se il mix dipenderà dai conti del prossimo trimestre. Se tutto fila liscio il closing definitivo avverrà comunque
prima della fine dell’anno, in novembre. Dunque non è immediato capire se il prezzo è stato «giusto» e
probabilmente si potrà avere una risposta solo ex post. Una parte del fatturato Matrix derivava infatti dai
servizi web seguiti per il gruppo di Franco Bernabè e bisognerà capire se Converti è riuscito a strappare delle
garanzie da questo punto di vista.
Di certo se si guarda all’intero percorso iniziato con il distacco di Libero da Wind, proseguito con
l’investimento in California, il passaggio di Libero tutto sul cloud e ora l’acquisizione di Matrix, questa è una
delle operazioni più interessanti del settore digitale in Italia. Forse una volata e un passo verso la
concentrazione che non potrà lasciare inerti gli altri gruppi. Dal punto di vista delle dimensioni si assiste alla
nascita di un player italiano che potrà offrire agli investitori pubblicitari una visibilità importante nell’
advertising online (in continua crescita e sopra il miliardo annuo). Tanto che alcuni osservatori intravedono
anche dei possibili interessi verso questo polo web scalabile da parte di soggetti industriali molto grandi ma
ancora concentrati nel settore «tradizionale» televisivo (leggi Mediaset e Publitalia, sotto attacco da parte di
Google per quanto riguarda le quote di mercato).
Sawiris sembra avere le idee chiare. La vera sfida nel frattempo sarà quella dell’integrazione di due anime in
parte diverse in parte uguali. Virgilio e Libero sono i due brand più importanti in Italia e hanno ancora una
capacità attrattiva nei confronti degli utenti, anche nell’era della Gmail e di Facebook. Proprio per questo
Converti non pensa a una cannibalizzazione. «I due brand continueranno a vivere anche perché delle
differenze esistono: Libero è sempre stato più tecnologico mentre Virgilio ha avuto un’anima più redazionale.
Non siamo uguali, siamo differenti e insieme potremo tornare a fare innovazione in Italia. Tanto che sono
confidente nel dire che i posti di lavoro sono al sicuro e che anzi pensiamo a uno sviluppo ulteriore». Rimane
comunque da capire come si presenterà agli investitori pubblicitari una concessionaria con due marchi forti,
un market reach molto solido, ma alcuni elementi di sovrapposizione. E come tutto questo si sposerà con il
cloud computing, di certo uno dei business più attraenti del 2012-2013.
Articolo di M. Sid