Integrazione Libero -Virgilio, ma restano due marchi distinti.
Che Internet fosse una miniera d’oro non era un mistero per nessuno. Ma, per non sbagliare, l’imprenditore egiziano Naguib Sawiris ha investito in entrambe le risorse: la concessione canadese La Mancha, acquistata la scorsa estate per 493 milioni di dollari, e i portali Internet, in Italia. Prima Libero e poi, sempre in estate, Virgilio. Per il suo fondo Weather Investments II è la diversificazione perfetta: innovazione insieme a una forma di risparmio che ha migliaia di anni di storia. Fatto sta che la mossa meno scontata era quella in Italia. I portali nostrani sembravano destinati ad essere pallidi ricordi della stagione d’oro ante 2000, ai tempi di un claim pubblicitario tra i più efficaci della breve storia del web («Virgilio, il bello di Internet» dove a fare da sfondo alla parola bello c’era la foto di un pastore forse rumeno, trafugata sul web senza troppi complimenti com’era allora lecito fare in una breve parentesi corsaresca).Ma nel 2012 non erano in molti a vedere nel web italiano ancora un’occasione da cogliere. Così Sawiris si è portato via per un tozzo di pane Libero quando è uscito da Wind. E Matrix, al cui interno c’è Virgilio, lo ha acquistato da Telecom – che è sembrata ben contenta di liberarsene – per 88 milioni. «L’operazione è ormai chiusa anche se – spiega l’amministratore delegato delle due società, Antonio Converti – stiamo ancora procedendo all’integrazione funzionale delle due realtà che resteranno, comunque, due brand distinti. Libero da solo aveva 15 milioni di utenti medi al mese. Virgilio 14, ma dentro questo dato c’erano ancora delle property di Telecom. Libero e Virgilio insieme valgono 18 milioni di utenti al mese, il 65% di market reach secondo Nielsen, la terza realtà Internet in Italia, dopo Google e Facebook e prima di Microsoft». In ogni caso la prima italiana. «Possiamo dire che Internet è tornato in Italia». Uno dei pochi «visionari» a crederci era proprio Converti, uno dei primi italiani nella Silicon Valley quando negli anni Novanta cercava start up da finanziare per Elserino Piol. Converti non ha perso la voglia di divertirsi interessandosi alle possibilità di sviluppo dei business tradizionali grazie a Internet. È stato sempre lui a dirigere l’operazione con cui Sawiris è diventato il primo azionista della californiana Joyent, leader tecnologico del cloud. «Ora che abbiamo le idee chiare siamo pronti per partire con il processo di integrazione dal 1 gennaio» racconta Converti che sta cercando una nuova «casa» per Libero-Virgilio. «Abbiamo tre linee di business da seguire. Quella relativa ai due portali, che manterranno identità separate. Ci sarà un unico back office, un’unica piattaforma di blog e email. Ma non si faranno concorrenza, anzi cercheremo di differenziali: Libero si concentrerà sui servizi per le aziende con una serie di applicazioni premium». Ci sarà solo un light rebranding per togliere dai due marchi le «citazioni» di Wind e Telecom. «Virgilio rispetto a Libero ha sempre avuto un’anima più editoriale, votata al contenuto. Uno dei pilastri della strategia sarà quella di lanciare dei verticali e dei portali local». Dunque i business model saranno due: pubblicità e servizi premium. «Ritorneremo inoltre a fare innovazione in Italia su internet con un programma per start up. Vogliamo collaborare con gli incubatori e alle start up selezionate daremo 100 mila euro, metà in cloud e metà in visibilità sulla piattaforma». La terza gamba sono i data center di Itnet. «Mi interessa molto il business dei data center. E anche a Sawiris». Tutto insieme per Converti potrebbe valere 150 milioni di giro di affari già nel 2013.
La crisi, per Internet e per l’oro, se c’è, è relativa.